In
questo periodo sto provando molte soddisfazioni a mettere in pratica i
“linguaggi” dell’amore di marito e figli (N.B. Non ce n’è uno uguale all’altro!).
Li
ho scoperti leggendo il libro di Ross Campbell e Gary Chapman, consigliato da
un’amica e preso senza troppo entusiasmo in biblioteca.
L’entusiasmo
è arrivato dopo. Leggendolo, ma soprattutto constatando di persona quanto
faccia bene dedicare del tempo per mettersi in ascolto degli altri e fare
qualcosa - per loro o con loro - che possa davvero dare calore e fare sentire il
mio amore – scontato – di mamma o compagna.
Sembra
banale, ma quello che ci fa sentire davvero che una persona ci vuole bene … non
è uguale per tutti.
Nel
rapporto di coppia, forse, è un po’ più semplice: si è solo in due, adulti, e
magari ci si conosce da anni … dovrebbe essere più facile parlarsi e condividere sensibilità
diverse. Eppure, questa insolita lettura psicologica mi ha spronato ad
approfondire l’argomento. Ho sempre saputo che mio marito ama tornare a casa
dal lavoro e trovare una bella cenetta preparata con amore (è cascato male, la cucina non è proprio una mia
qualità), ma secondo la lettura di Campbell e Ross, lui rientra in quella tipologia di persone che amano i gesti di
servizio in generale. Dirgli: “Ho fatto questo per te” lo riempie di
gratitudine e lo fa sentire amato!
Scoprire
quello dei figli è stato un po’ più impegnativo. Mi ci è voluta qualche
settimana, e ho dovuto ricorrere all’aiuto del marito, ma credo di averli
identificati.
Se
ci ho azzeccato, cinque siamo noi e ognuno parla una lingua diversa:
1. Contatto fisico. Abbracci, lotta, coccole, ….. sono i
gesti per Tommaso;
2. Apprezzamenti
verbali e parole d’incoraggiamento
sono quelle che più si addicono a me (e, viceversa, le frasi taglienti mi fanno
a pezzettini!);
3. Cecilia parla il
linguaggio dei momenti speciali. Sono
i doni che i genitori fanno al figlio/partner della loro presenza “esclusiva”
(fare qualcosa insieme, giocare, parlare), e lei quasi si commuove a sapere che
programmiamo un’uscita senza fratelli al seguito;
4. Doni per Giacomo, che infatti ne fa spesso richiesta.
Si possono acquistare, se le finanze lo permettono, ma anche costruire, oppure impacchettare vestiti acquistati o prestati: l'emozione è scartare il dono. L'importante è che il dono non sia il compenso per un servizio, altrimenti viene meno il significato del dono: dal grego "grazia, regalo non meritato";
5. Gesti di servizio per William (compiere quelle azioni che fanno piacere all'altro).
Naturalmente
li libro non è un mero elenco dei cinque linguaggi e di come riconoscerli.
Rivela tante dinamiche familiari che sono molto comuni ed è utile conoscere
(l’ira, la disciplina, l'apprendimento, ... ).
In ogni caso il serbatoio emotivo dei bambini dev'essere riempito da un amore INCONDIZIONATO, che sarà il carburante che gli permetterà di crescere fiduciosi nella vita.
... Sabato
scorso ho pulito la macchina (gesto di servizio!) ed è stato bello e
gratificante constatare i benefici effetti di una rinnovata sintonia di coppia
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